Marco Riformetti | L’Istituto di cultura artistica di Pietrogrado (GINKhUK)
Tratto da Marco Riformetti, Comunisti, arte e cultura dal primo al secondo dopoguerra del Novecento, Tesi di laurea in “Storia e società” (LM84), maggio 2025.

Ad un certo punto, la sperimentazione delle avanguardie viene assunta addirittura come riferimento teorico. Nel 1923 il Museo della Cultura Artistica [17] di Pietrogrado (che era stato istituito assieme a quello di Mosca nel 1919) diventa Istituto della cultura artistica (GINKhUK [18]). Questo passaggio segnala la volontà di andare oltre il semplice luogo di esposizione per diventare un’istituzione orientata alla ricerca e alla sperimentazione nel campo dell’arte. Fondatore e direttore dell’Istituto è Kazimir Malevic che arriva a Pietrogrado da Vitebsk. Tra gli altri artisti che partecipano attivamente all’Istituto ci sono Vladimir Tatlin e Mikhail Matyshin (Ivanov [2019]). L’influenza di Malevic è molto grande e l’Istituto assume nella propria ricerca la teoria dell’elemento aggiuntivo che Malevic comincia ad elaborare a Vitebsk come teoria pedagogica e che poi sviluppa come teoria dei movimenti artistici (Malevic [1959] [19]). Senza entrare nel dettaglio basti dire che secondo questa teoria si può sempre rintracciare un elemento che provoca un cambiamento conscio o inconscio nell’artista e ne stimola una dinamizzazione stilistica. E ogni movimento possiede un tratto caratteristico che lo identifica (il suprematismo, ad esempio, è chiaramente ispirato da linee rette; linee e colori nelle opere del gruppo De Stijl sono inconfondibili).
L’impostazione sperimentale dell’Istituto riceve anche alcune critiche; la più bruciante è quella che le opere esposte sono poco comprensibili alle masse. Ovviamente, per una istituzione che intende essere educativa proprio per le masse e capace di avvicinarle all’arte, il fatto che i suoi linguaggi risultino poco comprensibili non è certo un problema secondario. Si tratta di critiche spesso ingenerose, ma non si deve pensare che esse non abbiano una qualche plausibilità; ciò che accade all’arte d’avanguardia è infatti ciò che accade alle idee d’avanguardia che in genere devono attraversare una lunga fase di transizione (o di incubazione) per diventare popolari. Dal momento che il gusto estetico si forma storicamente e socialmente, è naturale che esso inclini spontaneamente verso forme e contenuti prodotti nell’ancien regime che sono già noti, conosciuti, accettati. Gli artisti d’avanguardia (se sono davvero tali, cioè anticipazioni del mondo non ancora esistente e non semplici “mode” del mondo esistente) producono opere che hanno bisogno di tempo per affermarsi. Che possa dunque determinarsi uno scarto tra le sperimentazioni delle avanguardie, i canoni artistici consolidati e il “gusto delle masse” è talvolta inevitabile. Questo però non vuol dire che le masse non vengano coinvolte dall’arte d’avanguardia, anche perché i suoi esponenti sono molto attivi sul piano politico e sociale; basti solo pensare alla straordinaria “posteristica” di Rodchenko e dei costruttivisti russi [20] che usano l’arte per veicolare messaggi rivoluzionari attraverso la ROSTA [21] recuperando, per alcuni versi, la tradizione russa dei lubok [22] (Margolin [1984]). Non è superfluo sottolineare il fatto che in un paese che presenta un alto tasso di analfabetismo la comunicazione per immagini, talvolta metaforiche, è necessariamente più efficace (se non la sola possibile, oltre a quella orale).
Alla metà degli anni ‘20 il GINKhUK si trova a fronteggiare lo stesso problema che devono fronteggiare tutte le istituzioni del paese ovvero una situazione economica difficilissima causata dalla guerra civile e dalle difficoltà del processo di costruzione della nuova società, una situazione che inevitabilmente raffredda l’entusiasmo della fase rivoluzionaria. Lo Stato sovietico è costretto a rispondere alle difficoltà attraverso la NEP [23] che colpisce anche il mondo della cultura
«l’implementazione della Nuova politica economica (NEP) causò licenziamenti su vasta scala e tagli al budget»
Si osservi che la NEP, seppur necessaria per la sopravvivenza del processo rivoluzionario, costituisce oggettivamente un arretramento generale rispetto agli avanzamenti della fase precedente. Come tutta la società sovietica anche il mondo dell’arte è costretto a fronteggiare enormi problemi di reperimento delle risorse e le grandi tensioni rivoluzionarie devono cedere il passo al realismo. Letteralmente.
Note
[17] In origine questo era stato anche il nome del museo di Mosca poi modificato in Museo della Cultura Pittorica.
[18] Gosudarstvennyi institut khudozhestvennoi kultury.
[19] Part I. Introduction to the theory of the additional element in painting, p. 10.
[20] Ma anche di Majakovskij; v. Caricatura contro i menscevichi (link) in Fondazione Alinari.
[21] ROSTA (Agenzia Statale Telegrafica Russa).
[22] «una forma di stampa xilografica risalente al XVII secolo, che trasmetteva prima messaggi religiosi e poi politici dalle pareti delle case contadine in tutto il paese» (Margolin [1984]).
[23] Novaja ?konomi?eskaja Politika (Carr [1964], cap. XVIII. Dal comunismo di guerra alla NEP e cap. XIX. I primi passi della NEP).