Anwar Shaikh | Il capitalismo è capace di riprodursi automaticamente?
In ciò che segue discuteremo, in sezioni separate, la tradizione del laissez faire della teoria ortodossa e quella keynesiana.
In ciò che segue discuteremo, in sezioni separate, la tradizione del laissez faire della teoria ortodossa e quella keynesiana.
All’inizio degli anni ‘60 le lotte sociali sono quasi esclusivamente lotte operaie; anche le manifestazioni di piazza sono rette in sostanza dai soli lavoratori (QUADERNI PIACENTINI [1962b]). Ben presto però anche gli studenti iniziano a partecipare ai picchetti e si guadagnano la fiducia prendendosi la loro parte di repressione
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“A prima vista pare nel salario a cottimo che il valore d’uso venduto dall’operaio non sia il funzionamento della sua forza-lavoro, il lavoro vivente, ma lavoro già oggettivato nel prodotto, e che il prezzo di questo lavoro non sia determinato, come nel salario a tempo, dalla frazione”
Gli scioperi del marzo-aprile 1943 avvengono nel pieno della Seconda guerra mondiale in una fase in cui il regime fascista, al potere da circa un ventennio, comincia a mostrare alcuni sintomi di crisi; già dall’autunno del 1942 sono iniziati i bombardamenti anglo-americani sull’Italia del nord e la situazione è diventata difficilissima anche in Africa; da Stalingrado (dove i tedeschi si arrendono il 2 febbraio 1943) parte la controffensiva contro il Terzo Reich.
Come accennato, nel 1962 a Torino opera già da un anno una rivista che «intreccia resoconti del lavoro operaio, elementi di discussione politico-sindacale e spunti teorici» (SCAVINO [2017]) e che pur avendo vita relativamente breve è destinata ad esercitare grande influenza nel dibattito politico di lì a venire: si tratta dei «Quaderni Rossi».
Questo articolo tratta della storia delle teorie sulla crisi. A grandi linee, quando useremo il termine “crisi” ci riferiremo ad un insieme generalizzato di fallimenti nel sistema delle relazioni politiche ed economiche della riproduzione capitalistica.
In particolare, le crisi che andiamo ad esaminare sono quelle verso cui il sistema è diretto per ragioni di origine interna
Il decennio che precede la nascita del movimento per le autoriduzioni – ovvero gli anni ‘60 – è importante da molti punti di vista e si presenta sin dall’esordio con grande radicalità, segnato com’è da due eventi di piazza che assumeranno un significato simbolico molto rilevante nella storia dell’Italia contemporanea: il primo evento è quello che riguarda gli scontri del luglio 1960 a Genova e nel resto d’Italia (con le tragiche conseguenze che ne seguiranno), mentre il secondo riguarda gli scontri del 1962 in Piazza Statuto a Torino dove migliaia di giovani, principalmente operai FIAT, danno vita a duri scontri con la polizia.
Il presente contributo prende spunto da un’opera che lo studioso Enzo Barnabà ha dedicato ai cosiddetti “fatti di Aigues-Mortes” del 1893 (Barnaba [1994], Barnaba [2009]) che consistettero nel linciaggio di una decina di operai italiani emigrati in Francia. Si tratta di fatti abbastanza noti che al tempo ebbero vasta eco (almeno in Italia) ed il cui studio è certamente utile anche per sviluppare una riflessione sull’attualità e sulle conseguenze del nazionalismo
PDF, 18 pag., A4 | da Officine Primo Maggio, n. 1, Maggio 2020 | Traduzione e introduzione (“Un saggio due autori: attrezzi per leggere e trasformare il presente”) di Riccardo Emilio Chesta
Denaro e soggettività nel primo libro de Il Capitale | Intervento di Michele Basso al Seminario “Karl Marx: soggettività e trasformazione”, Padova, 5 maggio 2016
Nel linguaggio di Erik Olin Wright possiamo parlare di “potere associativo” (associational power) e “potere strutturale” (structural power) dei lavoratori: “In questo articolo, la nostra attenzione si concentra soprattutto su...
Nel capitolo XIV del primo libro del Capitale Marx affronta un tema che ha assunto grande rilevanza nel dibattito politico internazionale e che sembra essere diventato ancora più rilevante con l’avvento di quella che Manuel Castells ha chiamato “società dell’informazione”; si tratta del tema se il lavoro “immateriale” (ad esempio il lavoro mentale) debba o meno essere considerato produttivo.
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Antiper, Il Capitale dei lavoratori. Note anti-marxologiche, Luglio 2019 | PDF Il noto studioso marxista di origine britannica David Harvey ha tenuto nell’inverno del 2019 una nuova serie delle sue...
Sinteticamente ineccepibile. Da aggiungere, forse, che alla “cosiddetta sinistra” (liberale) a cui si riferisce Brancaccio si deve aggiungere anche l’asin/istra (n)eurofobica che si è collocata nella scia dei populisti nazionalisti...
Un vecchio intervento del 2012 che può forse tornare di una qualche attualità a seguito della recente decisione di lasciare la CGIL da parte di Sergio Bellavita, già coordinatore dell’Area...
“Com’è noto, la cooperazione semplice si presenta, secondo Marx, storicamente all’inizio del processo di sviluppo del modo di produzione capitalistico. Ma questa figura semplice della cooperazione è soltanto una forma particolare della cooperazione in quanto forma fondamentale della produzione capitalistica.
‘La forma capitalistica presuppone fin da principio l’operaio salariato libero, il quale vende al capitale la sua forza-Iavoro)’ (Karl Marx, Il Capitale).
Ma l’operaio, in quanto proprietario e venditore della sua forza-lavoro, entra in rapporto con il capitale soltanto come singolo. La cooperazione, il rapporto reciproco degli operai
‘comincia soltanto nel processo lavorativo, ma nel processo lavorativo hanno già cessato d’appartenere a se stessi. Entrandovi, sono incorporati nel capitale. Come cooperanti, come membri di un organismo operante, sono essi stessi soltanto un modo particolare di esistenza del capitale. Dunque, la forza produttiva sviluppata dall’operaio come operaio sociale è forza produttiva del capitale. La forza produttiva sociale del lavoro si sviluppa gratuitamente appena gli operai vengono posti in certe condizioni; e il capitale li pone in quelle condizioni. Siccome la forza produttiva sociale del lavoro non costa nulla al capitale, perchè d’altra parte non viene sviluppata dall’operaio prima che il suo stesso lavoro appartenga al capitale, essa si presenta come forza produttiva posseduta dal capitale per natura, come una forza produttiva immanente’ (Karl Marx, Il Capitale)”.
Il World Labor Reserch Group, costituito nel 1986 dalla Professoressa statunitense Beverly J. Silver, avvia un progetto di raccolta di dati sui movimenti operai nel mondo a partire dal 1870: il World Labor Group Data Base. Il progetto consiste nella creazione di un archivio storico delle lotte dei movimenti operai connesse ai processi di internazionalizzazione/decentramento produttivo dell’industria tessile e dell’industria dell’automobile, che si sono svolte nel mondo nel periodo che va dal 1870 ai nostri giorni.
Un libro davvero molto interessante e utile. Da leggere (Antiper)
Beverly J. Silver, Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870
L’economicizzazione del conflitto di classe è uno dei capitoli che formano il libro Memorie di classe di Zygmunt Bauman. Si tratta di un brano che prova a mostrare il meccanismo di integrazione nella riproduzione capitalistica della ribellione operaia che si determinò nelle prime fasi di “industrializzazione”.
La vulgata neokeynesiana pro “crescita” ha su questa sponda dell’Atlantico il suo dogma incrollabile: gli Stati Uniti sono usciti dalla crisi grazie alla politica economica e monetaria espansiva dell’amministrazione Obama. Il suo profeta Paul Krugman, è vero, proclama in patria che la liquidità immessa non è ancora sufficiente per risollevare la middle class (anzi, ultimamente ha avanzato dubbi più “strutturali” ma i suoi adepti europei non sembrano aver preso nota). Nessuno comunque mette in dubbio che la strada giusta è quella.
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Marco Riformetti | Kant, Hegel, Marx e i diritti dei lavoratori
17 Giu, 2025
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