Antiper | La guerra è già mondiale alla periferia degli imperi
Quando parliamo di guerra sarebbe sempre importante definire cosa si deve intendere con questo termine nella fase attuale e considerare l’impatto delle nuove tecnologie sul modo di farla.
E quando parliamo di guerra mondiale che cosa dobbiamo intendere? Non tanto, evidentemente, una guerra alla quale partecipano tutti i paesi del mondo, ma piuttosto una guerra che negli obiettivi – e ancor più negli esiti – tende a ridefinire le sfere di egemonia globale.
Nonostante tutti i principali attori internazionali siano attivi in questo momento in Ucraina – chi “sul campo”, come russi e ucraini, chi con armi di ogni genere, ma indirettamente, come USA e UE, chi solo a livello “diplomatico” e in modo soft, come la Cina… – quella che si combatte in Ucraina non è una guerra mondiale, ma piuttosto la nuova tappa di una vecchia guerra mondiale che è già in atto sin dai primi anni ‘90 e la cui scansione si è dipanata attraverso una serie di conflitti “regionali” (Jugoslavia, Iraq, Somalia, Sudan, Serbia, Afghanistan, Libia, Siria, Ucraina…). L’aveva intuito persino il Papa (che per il ruolo che ricopre è costretto ad avere uno sguardo globale) che siamo di fronte ad una terza guerra mondiale combattuta “a pezzi” [1].
Questa guerra permanente combattuta sui teatri regionali dai primi anni ‘90 è mondiale proprio in quanto è orientata a ridefinire il quadro strategico globale dopo la caduta dell’URSS.
Nei primi 10 anni del post-URSS la Russia era stata un semplice vassallo di Washington. Dopo le grandi crisi finanziarie e bancarie della fine degli anni ’90 la Russia ha deciso di cambiare passo: nel 2000 il complesso militare-industriale che domina il paese ha cacciato l’ubriacone Eltsin e ha imposto Putin come frontman di una grande operazione di ricostruzione (i maligni dicono dell’impero “sovietico”, ma Putin ha chiarito di recente che si tratta proprio di un impero neo-zarista [2].
L’attacco russo all’Ucraina è in realtà una mossa difensiva rispetto al piano di accerchiamento che la NATO ha portato avanti da anni in modo molto deciso; ma può anche diventare, dialetticamente, un modo per rafforzare il processo di (ri)costituzione imperiale; in ogni caso si tratta di una atto di carattere imperialista dal momento non può essere definita in altro modo la proiezione esterna della Russia (che riguarda anche altre aree, dalla Siria alla Libia al Mali). La Russia, in sostanza, tenta di consolidare alcune posizioni strategiche e, dove può, prova ad inserirsi in alcune nuove situazioni di crisi.
Negli ultimi anni le varie guerre regionali hanno sempre prodotto enormi distruzioni; qualche volta hanno determinato la “balcanizzazione” dei territori (come in Libia e in Siria), altre volte hanno prodotto un esito contrario alle aspettative (come in Iraq, dove il tentativo amerikano di collocare sotto il proprio controllo l’area ha dato origine a due fenomeni molto particolari (e parzialmente prevedibili): l’alleanza con l’Iran nell’Iraq centro-meridionale (a maggioranza sciita) e la guerra santa dell’Isis – ovvero dell’alleanza tra la vecchia resistenza irachena e settori dell’islam politico radicale – nel nord del paese per tentare la creazione dello Stato Islamico).
È probabile che una grande distruzione attenda anche l’Ucraina e non solo per effetto dell’attacco russo (che del resto avrebbe tutto l’interesse, dopo aver reso inefficaci le resistenze militari classiche, a contenere l’opposizione interna e a preservare il massimo possibile di efficienza produttiva in vista della ricostruzione).
In generale sarebbe buona norma evitare di prefigurare scenari e dinamiche, specialmente quando esse dipendono da moltissimi fattori, alcuni dei quali in movimento e imponderabili; ma una cosa sembra abbastanza prevedibile: ove pure la Russia riuscisse nell’intento di sconfiggere l’esercito ucraino, la NATO farà di tutto per destabilizzare l’Ucraina (o la parte di Ucraina) liberata dall’influenza USAUE, cercando di realizzare almeno una situazione di ingovernabilità.
La guerra permanente globale non finisce con l’occupazione dell’Ucraina. Neanche in Ucraina.
Note
[1] Ucraina, papa Francesco e il rischio di una terza guerra mondiale «fatta a pezzi», Il Messaggero, 24 febbraio 2022 (tra l’altro, è veramente fantastico leggere come il Messaggero deformi completamente il discorso di Bergoglio in modo da farlo apparire un monito anti-russo derivato dall’“occupazione” dell’Ucraina del 2014).
[2] Davide Sarsini Novak, Putin e la ‘creazione’ di Lenin, AGI, 22 febbraio: “”Lenin e i suoi associati hanno creato l’Ucraina moderna, strappando territori alla Russia”, ha affermato il capo del Cremlino durante il discorso alla Nazione. E giudicando un “errore” quelle scelte, “l’Ucraina moderna è stata interamente creata dalla Russia comunista””.