Taggato: marxismo

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Maria Turchetto | La sconcertante parabola dell’operaismo italiano

Non è difficile, almeno in Italia, trovare un accordo linguistico sul termine “operaismo”. Non ci sono dubbi sulle principali riviste intorno a cui si è formato questo filone di pensiero negli anni ’60 e ’70 (Quaderni Rossi, Classe Operaia, Potere Operaio), né sugli autori che ne sono i principali esponenti (Raniero Panzieri, Mario Tronti e Antonio Negri hanno senz’altro una posizione di spicco sui molti altri che hanno dato contributi anche molto importanti

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Xepel | Il dibattito sulla caduta tendenziale del saggio di profitto. La teoria del profit squeeze

Il dibattito sulla legge della caduta tendenziale [*] si intreccia al problema della teoria delle crisi. Negli anni ’70, alcuni economisti inglesi (soprattutto Glynn e Sutcliffe) avanzarono una teoria nota come “profit squeeze”, secondo la quale la caduta del saggio di profitto non era attribuibile alla crescita della composizione organica del capitale, che la svalorizzazione del capitale costante può contrastare indefinitamente, ma alle difficoltà nel contenere la crescita del capitale variabile (i salari) come conseguenza della piena occupazione e della forza del movimento operaio. A dimostrazione che il clima esplosivo di quegli anni aveva contagiato gli intellettuali, uno di questi economisti, professore a Oxford, aderì alla tendenza marxista del partito laburista, il Militant, e vi portò il dibattito sulla sua teoria del profit squeeze.

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Costanzo Preve, Gianfranco La Grassa | Premessa a Oltre la gabbia d’acciaio (commentata)

Questa che segue è la Premessa ad un testo – Oltre la gabbia d’acciaio. Saggio su capitalismo e filosofia – che Costanzo Preve e Gianfranco La Grassa scrivono nel 1994, in un quadro d’epoca dominato dal crollo dell’URSS e dei sistemi del socialismo reale europeo. In questo testo i due autori sviluppano una critica ad alcuni assunti che ritengono possano essere rilevati nel pensiero di Marx e soprattutto nel discorso del marxismo politico dopo Marx: il primo assunto è costituito dall’idea che il proletariato possegga “capacità inter-modale” ovvero la capacità di prefigurare un nuovo modo di produzione socialista a partire dalla critica del modo di produzione capitalista; il secondo assunto è quello che la progressiva socializzazione della produzione che il capitale è portato a sviluppare costantemente per incrementare il plusvalore relativo costituirebbe la premessa oggettiva della possibilità storica del socialismo

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Comitato nazionale “chiarezza sui vaccini” | Marxismo e metodo scientifico: lotta ideologica e politica nella nuova fase pandemica

Un anno e mezzo di pandemia ha messo a nudo la crisi del sistema capitalistico.
L’evidente fallimento delle misure di contenimento – sempre parziali e tardive – attuate dai paesi capitalistici europei, nordamericani ed in generale dalla stragrande maggioranza dei paesi OCSE che seguono le dottrine neoliberiste e le crescenti conseguenze della tattica delle mezze misure prolungate sulle attività economico-sociali maggiormente colpite, hanno provocato disastrosi effetti in termini di salute pubblica, in un clima altalenante di sfiducia ed incertezza.

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Antiper | La strada meno percorsa. Appunti su comunismo e natura umana

È passato molto tempo dal Manifesto [2] ma del comunismo si continua a parlare; e molto, stando alle quotidiane dichiarazioni di morte di cui è oggetto. Evidentemente lo “spettro” – come ebbero a definirlo Marx ed Engels (e oggi il termine sembra ancor più appropriato, se è vero che della prospettiva del comunismo si dice che sia morta e sepolta) – sembra incutere ancora una certa qual inquietudine.
Non c’è da stupirsi, in fondo. I capitalisti (o quanto meno i loro “intellettuali organici”) sanno bene che il modo di produzione capitalistico genera le loro ricchezze, ma anche una serie di irrisolvibili contraddizioni; ed è proprio dentro queste contraddizioni, prima ancora che nella soggettiva consapevolezza degli uomini, che si costituiscono la possibilità e la necessità storica del “nuovo mondo”, del non ancora esistente

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John Bellamy Foster | La “dialettica della natura” di Engels nell’Antropocene

Nel capitolo «Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia» del suo Dialettica della natura, Friedrich Engels affermava: «Ogni cosa influenza ed è influenzata da ogni altra cosa» [1]. Oggi, a duecento anni dalla sua nascita, Engels si può considerare uno dei fondatori del pensiero ecologico moderno. Se la teoria della frattura metabolica di Karl Marx è alla base dell’ecologia odierna ispirata al materialismo storico, resta pur vero che il contributo di Engels alla nostra comprensione del problema ecologico nel suo insieme rimane indispensabile – un contributo basato sulle sue approfondite ricerche sul metabolismo universale della natura, che rafforzarono e ampliarono l’analisi di Marx

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Stavros Mavroudeas | Friedrich Engels and his Contribution to Marxism

The 200th anniversary of the birth of F. Engels comes at a time when his contribution to Marxism is being disputed by Neue Lekture and Sraffian authors, based on the alleged discovery of him having distorted Capital. The evidence presented by the new anti-Engelsionists is flimsy and essentially philological hair-splitting arguments. The common ground uniting them is their abhorrence for the existence of Marxism as a coherent theoretical tradition and as a weapon for the revolutionary struggle of the working class for the emancipation of human society.

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Antiper | Persistenza storica del comunismo

La tensione degli uomini verso la conquista di una relazione armonica – “comunista” – tra gli individui basata sul superamento delle disuguaglianze e le contraddizioni sociali e politiche non nasce con Marx. Con Marx nasce una particolare, moderna, visione del comunismo.

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Fondazione Basso | L’attualità del Capitale, nel bicentenario della nascita di Karl Marx (23-24 marzo 2018)

Questo seminario intende rileggere il lascito di Marx e in particolare del Capitale alla luce di questioni che oggi rendono particolarmente vive le analisi marxiane, facendo di questa opera uno strumento irrinunciabile al fine di comprendere le dinamiche del capitalismo contemporaneo. Non a caso negli ultimi anni Marx torna ad essere interrogato da più parti del globo e le sue categorie interpretative tornano ad essere utilizzate per far luce sia sui rapporti di dominio odierni, sia sui conflitti e le lotte che sfidano le dinamiche, i dispositivi e l’organizzazione dell’attuale capitalismo. I temi proposti intendono interrogare il Capitale alla luce del presente, sulla base dell’assunto che il pensiero di Marx è stato ed è ancora, più che mai nel contesto odierno, un metodo per interpretare e per pensare ad una trasformazione possibile. «Leggere Il Capitale» è ancora all’ordine del giorno.

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Antiper | Lenin, uomo del futuro, II

La nascita del marxismo russo non poteva avvenire che in un contesto ancora profondamente segnato dall’esperienza politica del populismo rivoluzionario. Ma ben diverso è affermare che il marxismo russo sarebbe una sorta di versione populista del marxismo, come fanno certi autori1 che il fervore anti-leninista spinge ben oltre le soglie del ridicolo. In Plechanov, certo, permangono alcune suggestioni populiste anche dopo la rottura formale con la propria esperienza precedente, ma la stessa cosa non vale per Lenin il cui esordio teorico è largamente dedicato proprio alla polemica contro le tesi populiste.

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Marco Riformetti | Quello che si estingue è lo Stato socialista

“«Non appena non ci saranno più classi sociali da mantenere nell’oppressione, non appena, con l’eliminazione del dominio di classe e della lotta per l’esistenza individuale fondata sull’anarchia della produzione sinora esistente, saranno eliminati anche le collisioni e gli eccessi che sorgono da tutto ciò, non ci sarà da reprimere più niente di ciò che rendeva necessaria una forza repressiva particolare, uno Stato»”

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Slavoj Žižek | On Practice and Contradiction by Mao Zedong

One of the most devious traps which lurk for Marxist theorists is the search for the moment of the Fall, when things took the wrong turn in the history of Marxism: was it already the late Engels with his more positivist-evolutionary understanding of historical materialism? Was it the revisionism AND the orthodoxy of the Second International? Was it Lenin? Or was it Marx himself in his late work, after he abandoned his youthful humanism (as some “humanist Marxists” claimed decades ago)?

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Giulia Iacometti | L’Antropocene e la Grande Accelerazione

Quello di Antropocene è un concetto che si muove a cavallo tra geologia, filosofia,
storia.
“Portato alla ribalta della comunità scientifica dal Nobel per la chimica Paul Crutzen nel 2000, e indicante la supposta era geologica, successiva all’Olocene, in cui l’uomo sarebbe diventato il principale fattore di trasformazione e corruzione delle condizioni ambientali terrestri, l’Antropocene ha conosciuto negli ultimi anni una grande e proficua diffusione soprattutto nelle scienze sociali e in filosofia. Una diffusione sicuramente maggiore rispetto a quella sviluppatasi all’interno della comunità dei geologi, dove per quanto dibattuta, tale nozione non è stata ancora validata, poiché determinare un’epoca geologica richiede metodologie specifiche, analisi globali e su di una scala temporale diversa da quelle proposte dagli scienziati ambientali come Crutzen o dagli storici come Chakrabarty (2009)”

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Tiziano Bagarolo | Uomo, natura, società nel marxismo (seconda parte)

La penetrante analisi delle conseguenze negative del capitalismo in agricoltura e, più in generale, l’attenzione di Marx ed Engels per il versante uomo-natura della dialettica storica, non sono aspetti casuali e secondari: sono diretta conseguenza della loro visione del mondo, del loro metodo d’analisi, di un’attenzione sistematica e metodica, critica ma partecipe agli sviluppi scientifici del loro tempo. Non solo verso quelle discipline che hanno stretta attinenza con la società (come fu il caso dell’interesse per la nascente etnologia, e non solo per l’opera di Morgan) ma anche verso le scienze naturali e la matematica. Le opere di Marx sono zeppe di riferimenti alle scoperte della biologia, della chimica, dell’agronomia.

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Tiziano Bagarolo | Uomo, natura, società nel marxismo (prima parte)

Nell’essenza del pensiero di Marx e di Engels c’è una formulazione del rapporto uomo-natura-società che rimane metodologicamente insuperata anche dopo un secolo e più di sviluppi delle scienze biologiche e antropo-sociali, la cui attualità deve essere pienamente rivendicata dal marxismo rivoluzionario tanto contro ogni forma di riduzionismo storicistico e/o idealistico — il quale vede il motore della storia in un rapporto uomo-uomo (cioè nella pura dialettica delle idee o in quella di una società disincarnata dalla natura) che non è più fondato materialisticamente e dialetticamente in modo inestricabile con la natura — quanto contro il riduzionismo di segno opposto che riconduce il rapporto uomo-natura a ineluttabili matrici biologiche che trascendono la mediazione storica delle forme sociali. Dalle prime formulazioni di Marx nei Manoscritti economico-filosofici del 1844 al Capitale, dall’Ideologia tedesca del 1845-46, scritta in comune da Marx ed Engels, alla Dialettica della natura, opera incompiuta del secondo, il marxismo elabora un approccio che può essere sintetizzato nella formula dell’unità dialettica dei processi naturali e dei processi sociali, storicamente determinata.