Categoria: Villaggio globale

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Alain Badiou | La Rivoluzione culturale

La Rivoluzione culturale è stata un riferimento costante e vivo per l’azione militante in tutto il mondo, e in particolare in Francia, almeno tra il 1967 e il 1976. Fa parte della nostra storia politica, ha fondato l’esistenza della corrente maoista, l’unica vera creazione degli anni Sessanta e Settanta. Posso dire “noi”, io c’ero e in un certo senso, per citare Rimbaud, “sono qui, sono sempre qui”

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Bertell Ollman | Lettera di dimissioni dal popolo ebraico

Vi siete mai chiesti quale potrebbe essere il vostro ultimo pensiero prima di morire? Io sì, e ne ho avuto la risposta. È successo qualche anno fa, nella nebbia degli ultimi attimi prima di abbandonarmi al bisturi per un’operazione da cui non sapevo se mi sarei risvegliato. Mentre il personale mi conduceva verso la sala operatoria, quello che prese forma nella mia coscienza non fu, come ci si potrebbe aspettare, il timore della morte, ma una terribile angoscia di fronte all’idea di morire ebreo

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Jason W. Moore | Rapporti di valore nell’ecologia-mondo capitalista: un abbozzo

Nata nel mezzo dell’ascesa del capitalismo successiva al 1450, la legge del valore permise una transizione storica senza precedenti: dalla produttività della terra alla produttività del lavoro come misura della ricchezza e del potere. Si trattò di un’ingegnosa strategia di civilizzazione, in quanto consentì la realizzazione della tecnica capitalistica ? cristallizzazione di strumenti e idee, potere e natura ? per appropriarsi della ricchezza della natura non mercificata (incluso il lavoro umano!) al servizio dello sviluppo della produttività del lavoro all’interno della zona di mercificazione.

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Marco Riformetti | I giovani, la musica, il corpo

La questione del rapporto tra musica e corpo non nasce certo negli anni ‘70. Sin dagli albori del rock, alla metà degli anni ‘50, l’America puritana e benpensante si era scagliata violentemente contro il fenomeno rock’n’roll fino al punto di promuovere vere e proprie manifestazioni cittadine per impedire lo svolgimento dei concerti.

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Marco Riformetti | Ricerca sociale e campo giornalistico tra nuovi media e big data. Topic models (1)

Immaginiamo di dover analizzare una grande massa di documenti – poniamo, i tweet (come nel nostro caso) o i post pubblicati nell’ultimo anno da un leader politico o da una testata giornalistica – e di voler capire di qualiargomenti si è occupato (e magari con quale intensità e con quali esiti in termini di engagement). Come abbiamo già detto, non possiamo certo analizzare manualmentetutti i dati; e non solo perché questa operazione potrebbe essere lunghissima, ma anche perché potremmo voler ripetere periodicamente lo stesso tipo di analisi utilizzando dati relativi ad una finestra temporale mobile.

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Marco Riformetti | Ricerca sociale e campo giornalistico tra nuovi media e big data. Quadro storico-teorico (3)

Che da tempo le testate giornalistiche si stiano spostando verso la rete è piuttosto evidente. Secondo i dati Audipress, nel periodo che va dal 2013 al 2020, la vendita di copie cartacee è diminuita stabilmente passando da poco più di 3 milioni a poco più di 1 milione e mezzo; la vendita di copie digitali è rimasta stabile (da 250.000 circa a 210.000 circa, con qualche lieve oscillazione)

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Marco Riformetti | Ricerca sociale e campo giornalistico tra nuovi media e big data. Quadro storico-teorico (2)

Parole come “data drive science” (Corazza [2020]) oppure “data-driven technology” (Li, Zhang e Hu [2017]) vengono usate sempre più frequentemente per segnalare la tendenza verso il superamento dell’influenza soggettiva nel “decision making” e nelle scelte di ricerca. Per fare un semplice esempio di decisioni data-driven basti pensare agli algoritmi che suggeriscono agli utenti percorsi web personalizzati: per dirti dove io penso che ti piacerebbe andare (suggerimento) analizzo dove sei andato (dati).

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Costanzo Preve | Il clero della terza rivoluzione industriale (commentato)

Qual è infatti il Clero di questa terza rivoluzione industriale? Con questo termine non intendiamo assolutamente riferirci ai sacerdoti delle grandi religioni monoteistiche mondiali, oggi gerarchizzate in ordine di importanza a seconda della loro vicinanza fisica all’oligarchia proprietario-finanziaria (nell’ordine: ebraismo, protestantesimo, cattolicesimo, Islam, ortodossia).

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Marco Riformetti | Ricerca sociale e campo giornalistico tra nuovi media e big data. Quadro storico-teorico (1)

Questo ultimo decennio si è caratterizzato per un poderoso sviluppo tecnologico che ha impattato su diverse aree di innovazione, dalla robotica alla genetica, dalle nanotecnologie all’intelligenza artificiale. Certamente una delle innovazioni più rilevanti è stata quella legata all’immenso sviluppo dei cosiddetti “nuovi media” ovvero delle nuove piattaforme per la comunicazione di massa (da YouTube agli innumerevoli blog presenti in rete) e in special modo dallo sviluppo dei cosiddetti “social network” (i vari Facebook, Twitter, Instagram e – in forma diversa – WhatsApp, TikTok, Snapchat, Twitch…

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Comitato nazionale “chiarezza sui vaccini” | Marxismo e metodo scientifico: lotta ideologica e politica nella nuova fase pandemica

Un anno e mezzo di pandemia ha messo a nudo la crisi del sistema capitalistico.
L’evidente fallimento delle misure di contenimento – sempre parziali e tardive – attuate dai paesi capitalistici europei, nordamericani ed in generale dalla stragrande maggioranza dei paesi OCSE che seguono le dottrine neoliberiste e le crescenti conseguenze della tattica delle mezze misure prolungate sulle attività economico-sociali maggiormente colpite, hanno provocato disastrosi effetti in termini di salute pubblica, in un clima altalenante di sfiducia ed incertezza.

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Antiper | Sull’universalismo comunista

Anche se per molti versi il comunismo moderno si distingue profondamente dai vari “comunismi” precedenti è pur vero che, per altri versi, ne costituisce lo sviluppo.
Ad esempio, l’abolizione della proprietà privata è certamente un elemento distintivo e permanente di una concezione “comunista”1; come si potrebbe infatti pensare una società comunista che preservasse la possibilità della proprietà privata2? D’altra parte il modo in cui questa richiesta viene avanzata – ad esempio, “abolizione per tutti” o “abolizione solo per una parte” – cambia, e di molto, la situazione

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Samir Amin | China 2013

The debates concerning the present and future of China—an “emerging” power—always leave me unconvinced. Some argue that China has chosen, once and for all, the “capitalist road” and intends even to accelerate its integration into contemporary capitalist globalization. They are quite pleased with this and hope only that this “return to normality” (capitalism being the “end of history”) is accompanied by development towards Western-style democracy (multiple parties, elections, human rights)

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Antiper | Qualche considerazione sulle elezioni generali nel Regno Unito del 12 dicembre 2019

Le elezioni inglesi sembrano aver prodotto un esito chiaro: Boris Johnson e i Conservatori hanno vinto, Jeremy Corbyn e la “sinistra” hanno perso, il “popolo” inglese vuole la Brexit. Ma le cose stanno davvero in questo modo?

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Carlo Formenti | I guru pentiti rileggono McLuhan

Il testo che segue riproduce parte del terzo capitolo del saggio Felici e sfruttati. Capitalismo digitale ed eclissi del lavoro, che sarà in libreria il 27 aprile prossimo per i tipi di EGEA. Invece di evidenziare i tagli con puntini di sospensione, si è preferito giuntare le parti estratte tramite interpolazioni ad hoc, per cui il testo presenta alcune varianti rispetto all’originale (sono state eliminate anche le note). Per le tesi dei tre autori citati, vedi Andrew Keen, Dilettanti.com, De Agostini, Milano 2009; Jaron Lanier, Tu non sei un gadget, Mondadori, Milano 2010; Nicholas Carr, Internet ci rende stupidi?, Cortina, Milano 2011.

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Carlo Formenti | Prefazione a “Utopie letali”

“Utopie Letali” è un titolo spiazzante, che suscita curiosità e perplessità. Questo perché si tratta in qualche modo di un ossimoro, visto che siamo soliti associare un significato positivo alla parola utopia, usandola come sinonimo di sogni, desideri e speranze in un mondo migliore. Perché dunque affiancarle quell’aggettivo: letali? Eppure sappiamo che, a volte, le utopie producono effetti imprevedibili, se non catastrofici.

Le destre, per esempio, ce lo ricordano continuamente, soprattutto dopo la caduta dei regimi socialisti dell’Est Europa: avete visto quanti orrori ha generato l’utopia comunista? Un ritornello che, in campagna elettorale, viene usato per proiettare un’ombra inquietante su una sinistra socialdemocratica che ha scontato da tempo i suoi peccati e che, della parola comunista, non ricorda nemmeno il significato, mentre, negli attacchi alle sinistre radicali, acquisisce il sapore di un esorcismo contro il vecchio spettro che non si decide sparire….

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Carlo Formenti | La riscossa dei tecnoentusiasti del Web. Alcune riflessioni critiche

Nel 2011 pubblicai un saggio [1] nel quale sostenevo la tesi secondo cui la Nuova Economia si fonda sullo sfruttamento del lavoro gratuito di miliardi di utenti della Rete. Un lavoro che innescò meno polemiche di quanto mi aspettassi, perché, evidentemente, avevo sfondato una porta aperta. Infatti oggi quella tesi è ampiamente condivisa, benché se ne traggano conseguenze divergenti sul piano economico, politico e ideologico. Uno dei paragrafi del terzo capitolo si intitolava I guru pentiti rileggono McLuhan e analizzava, fra gli altri, il pensiero di Nicholas Carr, Jaron Lanier e Sherry Turkle, tre autori che, già ardenti fautori della rivoluzione digitale, avevano successivamente maturato una visione più critica degli effetti di Internet su economia, società e cultura.

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Antiper | Marx e i suoi eredi

Antiper, Marx e i suoi eredi, Commento alla lettura di Tra post-operaismo e neo-anarchia di Carlo Formenti, Autoproduzioni, 2012 EBOOK, 28 pag., A5, COPERTINA “La storica frattura fra marxisti e anarchici,...

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Antiper | Digital divide

Da alcuni anni, il termine “digital divide” viene usato per indicare il crescente divario a livello tecnologico-digitale tra le varie aree del pianeta. L’analisi del digital divide misura il distacco tra paesi ad alto tasso e paesi a basso tasso di sviluppo tecnologico.