Antiper – Segni dei tempi
Download Antiper, Segni dei tempi, pag.3, Ottobre 2012, PDF, MOBI
Segno dei tempi che ricorrono, l’Iran è di nuovo nel mirino. E con l’Iran è nel mirino la Siria, che ne costituisce il principale alleato nella regione e che è oggi scossa da una guerra civile fomentata ad arte dagli “amici della democrazia” che siedono a Washington, a Parigi, a Londra, ad Ankara. Ancora una volta la banda di predoni imperialisti capitanata dagli USA (e nel caso specifico coadiuvata dalla Turchia) si presenta a portare un po’ di democrazia “made in USA”. E quando questi banditi internazionali portano la loro democrazia son bombe che fischiano.
***
Segno dei tempi che cambiano, le “7 sorelle” – ovvero le 7 maggiori compagnie petrolifere del mondo all’epoca di Mattei [2] – non sono più sole a governare il mondo del petrolio (e quindi in certa misura, il mondo tout court)
Come in molti altri settori industriali e finanziari, anche nel campo del petrolio le compagnie private (ivi comprese le “7 sorelle”) si sono ristrutturate attraverso grandi processi di fusione [4]. Nonostante questo, le prime 10 compagnie petrolifere sono ormai tutte di carattere nazionale
E quali sono queste società? Sono, in ordine di grandezza: 1) Saudi Aramco; 2) National Iranian Oil Company; 3) Qatar Petroleum; 4) Iraq National Oil Company; 5) Petróleos de Venezuela; 6) Abu Dhabi National Oil Company; 7) Kuwait Petroleum Corporation; 8) Nigerian National Petroleum Corporation; 9) Libya NOC; 10) Sonatrach/Lukoil [6].
Basta questo semplice elenco per osservare alcune cose interessanti.Primo: nel novero delle prime 10 grandi società petrolifere mondiali ci sono ora le compagnie nazionali di alcuni dei paesi cosiddetti “emergenti” (Cina, Brasile) o “ri-emergenti” (Russia). Secondo: ci sono paesi che, guarda caso, sono stati o sono interessati dall’“azione democratica” degli USA e dei suoi alleati: Iraq, Iran, Libia, Kuwait. Terzo: gli USA avevano sviluppato la propria “azione democratica” anche verso il Venezuela (presente in classifica) riconoscendo per primi e istantaneamente il golpe con cui era stato deposto Chavez nel 2002 (e naturalmente cercando di destabilizzare in ogni modo il paese).
A parte il Kuwait (che gli USA liberarono nel 1991 dall’occupazione di Saddam Hussein) e la Libia (che è stata “liberata” più di recente), un certo numero di questi paesi erano presenti alla Conferenza di Teheran dell’agosto scorso in cui oltre 30 paesi hanno adottato una risoluzione sostanzialmente favorevole al governo siriano nella sua lotta contro l’insorgenza interna e contro il pericolo di un attacco esterno. Ed altrettanto interessante è il fatto che alcuni dei paesi presenti in classifica ma assenti a Teheran (come Arabia Saudita e Qatar) siano i principali sostenitori delle “primavere arabe” che tanto piacciono alla CIA, agli “indignados” ed ai nostri ex-no-global.
Infine, last but non least, la dimensione sempre più “nazionale” e sempre meno “internazionale” delle principali compagnie petrolifere del mondo costituisce l’ennesima smentita delle teorie sul cosiddetto “Impero” che tanta diffusione avevano avuto negli anni scorsi e che da un po’ di tempo a questa parte sembrano aver perso un po’ del loro smalto, essendosi ripetutamente scornate con la realtà.
Note
[1] http://it.wikipedia.org/wiki/Sette_sorelle_(compagnie_petrolifere)
[2] “1) Standard Oil of New Jersey, successivamente trasformatasi in Esso e poi in Exxon (che comunque conserva il marchio internazionale Esso), in seguito fusa con la Mobil per diventare ExxonMobil;; 2) Royal Dutch Shell, Anglo-Olandese; 3) Anglo-Persian Oil Company, successivamente trasformatasi in British Petroleum e ora nota come BP; 4) Standard Oil of New York, successivamente trasformatasi in Mobil e in seguito fusa con la Exxon per diventare ExxonMobil; 5) Texaco, successivamente fusa con la Chevron per diventare ChevronTexaco; 6) Standard Oil of California (Socal), successivamente trasformatasi in Chevron, ora ChevronTexaco; 7) Gulf Oil, in buona parte confluita nella Chevron”, cfr, Wikipedia.
[3] The World’s Biggest Oil Companies, Christopher Helman, Forbes Staff, “Every once in a while it’s good to remind ourselves who really controls the world’s horde of oil and gas. When you here the words “Big Oil” the company that likely springs first to mind is ExxonMobil. But in reality there are far bigger players than Exxon. More than 70% of world oil reserves, and an even greater percentage of the remaining reserves of “easy oil” are held by national oil companies controlled by kings and potentates and even some democratically elected governments like Saudi Arabia, Venezuela and Norway. But when sorting through the rankings of the World’s 25 Biggest Oil Companies and looking at who controls and influences the biggest of big oil one thing becomes clear: no industry leader has more sway, has twisted more arms or made more deals than Russian President Vladimir Putin” (trad Antiper)
www.forbes.com/sites/christopherhelman/2012/07/16/the-worlds-25-biggest-oil-companies/print/
[4] Cfr. Nota 2.
[5] Cfr, Wikipedia, Petroleum industry, ““Oil companies used to be classified by sales as “supermajors” (BP, Chevron, ExxonMobil, ConocoPhillips, Shell, Eni and Total S.A.), “majors”, and “independents” or “jobbers”. In recent years however, National Oil Companies (NOC, as opposed to IOC, International Oil Companies) have come to control the rights over the largest oil reserves; by this measure the top ten companies all are NOC” (Trad Antiper),http://en.wikipedia.org/wiki/Petroleum_industry.
[6] Cfr, Wikipedia, Ibidem.