Giulia Iacometti | Natura e società
Tratto da Etica e politica nell’Antropocene (a partire dal contributo di Jason W. Moore), Tesi di laurea in filosofia, Pisa, 2018, PDF, 72 pagine.
La riflessione sul rapporto tra natura e società – tra physis e nomos – ha origine molto antica. Se il pensiero filosofico pre-socratico – o, per meglio dire, pre-sofista – è concentrato soprattutto intorno al tema della natura (al punto che molti poemi di quella fase sono spesso intitolati – soprattutto ex post – “Sulla natura”, peri physeos), a partire dal V secolo oggetto della riflessione filosofica diventa principalmente l’uomo e il suo rapporto con la società entro cui vive.
Si pensi al Callicle del Gorgia per il quale il nomos “convenzionale”, la “legge sociale”, altro non è che il sovvertimento della “legge naturale” del più forte.
“In realtà, prosegue Callicle, le stesse cose possono essere belle per natura (physei) ma non per convenzione (nomo). Di solito natura e nomos si oppongono reciprocamente, cosa che Socrate, a bella posta, ignora, per far cadere in contraddizione i suoi interlocutori a causa della loro – convenzionalissima – vergogna (482e).” [22]
Al contrario, per il Trasimaco della Repubblica la legge è proprio l’affermazione dell’“utile” del più forte [23], fosse esso pure la maggioranza nella città democratica (il che, per inciso, sembra essere per lui condivisibile).
Quando Jason Moore critica il “dualismo cartesiano” di chi oppone in modo non dialettico società e natura collocandole in due sfere ontologicamente distinte egli critica tanto la pretesa di collocare la società al di sopra della natura (come potrebbe considerare giusto Trasimaco), quanto la pretesa di collocare la natura al di sopra della società (come potrebbe volere Callicle) perché entrambi questi approcci mostrano la sostanziale incomprensione del fatto che società e natura sono sempre intimamente solidali: “unità degli opposti”, potrebbe dire Eraclito.
Se dunque opposizione c’è, essa sussiste all’interno di una sostanziale unità dialettica. Il destino dell’uomo e quello della natura sono comuni, considerato anche il fatto che l’uomo è parte della natura, quella natura che Moore chiama umana per distinguerla dall’altra, extra-umana; e la storia del capitalismo è storia dello sfruttamento della natura umana e di quella extraumana.
Non c’è una umanità da un lato e una natura dall’altro, separate, ma una “rete della vita” – un oikeios, come lo chiama Moore – fatta di umanità-innatura e di natura-in-umanità.
“Mentre la parola ecologia è spesso usata in modo interscambiabile con le parole natura e ambiente, io propongo di ridefinire questo concetto in quanto rapporto delle nature umana ed extra-umana: l’oikeios.
I rapporti tra gli umani sono confusi insiemi di nature umana e biofisica e sono connessi, continuamente, con il resto della natura” [24]
Per cui, potremmo aggiungere, nell’oikeios ogni trasformazione è trasformazione della società e della natura.
Note
22 M. C. Pievatolo, Il Gorgia di Platone. Socrate e Callicle, BTFP, 2010.
23 Cfr A. M. Iacono, Autonomia, potere, minorità: del sospetto, della paura, della
meraviglia, del guardare con altri occhi, Feltrinelli, 2000.
24 J. W. Moore, Ecologia-mondo e crisi del capitalismo, pag. 59.