Categoria: Zoon politikon

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Geoffrey de Ste. Croix | La lotta di classe nell’antichità greca e romana

È allo stesso tempo un onore ed un piacere prendere la parola qui oggi (1). È un onore che mi sia stato chiesto di tenere la conferenza annuale in memoria di Isaac Deutscher, un uomo che ha sempre seguito il proprio pensiero con grande coraggio, il quale ha cercato per tutta la vita di dire la verità, così come egli la vedeva, senza lasciarsi intimidire dagli attacchi, da qualsiasi parte provenissero.

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Antiper | La strada meno percorsa. Appunti su comunismo e natura umana

È passato molto tempo dal Manifesto [2] ma del comunismo si continua a parlare; e molto, stando alle quotidiane dichiarazioni di morte di cui è oggetto. Evidentemente lo “spettro” – come ebbero a definirlo Marx ed Engels (e oggi il termine sembra ancor più appropriato, se è vero che della prospettiva del comunismo si dice che sia morta e sepolta) – sembra incutere ancora una certa qual inquietudine.
Non c’è da stupirsi, in fondo. I capitalisti (o quanto meno i loro “intellettuali organici”) sanno bene che il modo di produzione capitalistico genera le loro ricchezze, ma anche una serie di irrisolvibili contraddizioni; ed è proprio dentro queste contraddizioni, prima ancora che nella soggettiva consapevolezza degli uomini, che si costituiscono la possibilità e la necessità storica del “nuovo mondo”, del non ancora esistente

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Gianni Vattimo | Lukács alla difesa di Marx

Discorso inattuale, mentre il marxismo si trasforma 
«Tuttolibri» supplemento de «La Stampa» 14 maggio 1977
Gyorgy Lukács, Ontologia dell’essere sociale, I Editori Riuniti, Roma 408 pagine, 5800 lire
 
Avendo vissuto direttamente, come nessun altro filosofo della sua epoca, i momenti decisivi della storia dei comunismo novecentesco e i problemi della sua trasformazione, Lukács si era proposto, negli ultimi anni della sua vita, un vasto programma di lavoro che mirava a una verace propria rifondazione del marxismo. Il capitalismo che Marx ha conosciuto e in relazione a cui ha formulato la propria teoria – pensava Lukács – si è profondamente trasformato; si tratta, senza abbandonare Marx, di ripensare il marxismo tenendo conto di queste trasformazioni. Esse sono principalmente, da un lato, una insospettata capacità del capitalismo di superare le proprie crisi cicliche, che non danno luogo al suo crollo, come si attendeva un certo fatalismo rivoluzionario; dall’altro, la crescente importanza che nella società capitalistica avanzata assume il problema del consenso delle masse; quest’ultimo elemento dà un rilievo tutto speciale a problemi e bisogni, come ad esempio il bisogno religioso, che certo pensiero materialistico ha avuto spesso la tendenza a liquidare troppo sbrigativamente. All’esigenza di una rifondazione del marxismo intende rispondere appunto quest’opera lukacsiana, terminata poco prima della morte dell’autore (1971), di cui esce ora in italiano la prima parte, che costitiuisce una sorta di ampia introduzione storica al problema. 
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Roberto Sidoli, Daniele Burgio, Lorenzo Leoni | “Pitagora, Marx e i filosofi rossi. L’effetto di sdoppiamento nella filosofia occidentale”. La Prefazione 1/3

Dedicato al comunista Pitagora, uno dei geni (in campo matematico, filosofico, politico-sociale, organizzativo) più grande di tutti i tempi.

“La vita comune, fratelli, è necessaria per tutti, e soprattutto per coloro che desiderano militare irreprensibilmente per Dio e vogliono imitare la vita degli apostoli e dei loro discepoli. Infatti, l’uso di tutte le cose che sono di questo mondo dovette essere comune per tutti gli uomini. Ma per l’iniquità l’uno disse che questo era suo, l’altro che era suo quello, e così nacque la divisione tra i mortali. Finalmente il più sapiente dei greci” (il riferimento è a Pitagora), “sapendo che queste cose stavano così, affermò che tutte le cose degli amici dovessero essere comuni”. [1]
Libro secondo, cap. dodici, q.1, c.2 dei Decretum del monaco e giurista medioevale Graziano, 1140 circa.

Prefazione
Marx, Blade Runner e la filosofia

Pitagora, il geniale filosofo e matematico, un protocomunista?
Aristotele, un sostenitore accanito della schiavitù e della proprietà privata dei mezzi di produzione?
Locke e Voltaire, due filosofi illuministi, allo stesso tempo sostenitori della legittimità della schiavitù e del traffico di schiavi africani verso le colonie europee in America?
Il sofisticato filosofo Martin Heidegger, un pensatore antisemita e anticomunista, capace a volte di scavalcare “a destra” lo stesso nazismo genocida?

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Felice Cimatti | L’individuo è l’essere sociale. Marx e Vygotskij

 
1. «La coscienza è un rapporto sociale»
 
L’animale non umano, per Marx,

«è immediatamente una cosa sola con la sua attività vitale. Non si distingue da essa. È quella stessa [attività vitale]»  Marx, Manoscritti economico-filosofici del 1844.

Prendiamo un esempio determinato, un castoro. Per esplicare la sua ‘attività vitale’, ad esempio il costruire dighe sul corso dei fiumi, un castoro si basa essenzialmente su abilità innate, abilità appunto che non deve imparare, che non sono fuori di lui. Essere un castoro significa appunto nascere con un insieme di aspettative e abilità innate. In questo senso se il costruire dighe è una attività che distingue il castoro dalle altre specie animali, se questa è la sua essenza animale, allora questa stessa essenza è presente in modo implicito dentro di lui già alla nascita: l’essenza del castoro è dentro il castoro, come un chilo di rigatoni sta dentro la scatola di cartone che lo contiene. Questo non significa che non sia importante anche l’esperienza né che tutto il comportamento animale sia innato; il punto è che ciò che l’animale può imparare è vincolato in modo più o meno rigido dalla sua costituzione biologica innata. Per l’animale non umano, allora, non vale la frase di Marx dei Manoscritti economico filosofici del 1844 che abbiamo scelto come titolo, al contrario, qui l’individuo coincide con l’essere individuale, cioè l’essenza è dentro ogni singolo animale non umano. Espresso in altro modo, ogni castoro è ogni altro castoro, nel senso che dovunque ci sia un castoro troveremo più o meno le stesse attività, la stessa forma di vita, le stesse esperienze.
 

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Luca Basso | L’uomo come zoon politikon. Società, comunità e associazione in Marx

L’articolo è incentrato sull’antropologia marxiana, a partire dall’idea secondo cui l’uomo è uno zoon politikon. In particolare, nella Einleitung del 1857, si afferma proprio che l’uomo è uno zoon politikon, e nel primo libro del Capitale, si ribadisce tale concetto, sottolineando il fatto che l’espressione indicata può essere tradotta con “animale sociale”, più che con “animale politico”. Più avanti ritornerò su tali passi, mostrando il fatto che non possono venire interpretati a partire dalla convinzione di un presunto “aristotelismo” di Marx: l’elemento dello zoon politikon viene completamente “trasvalutato” rispetto ad Aristotele. Questo rilievo sull’uomo come zoon politikon fa emergere la dimensione antropologica del pensiero marxiano. Metterò in luce il carattere non astratto, non essenzialistico di tale antropologia, che si radica in una situazione determinata, all’interno di un determinato contesto storico e sociale. D’altronde, proprio dal momento che lo zoon politikon viene inteso come animale sociale, più che come animale politico, il riferimento alla società risulta decisivo: cruciale si rivela quindi la questione del rapporto fra individuo e società, e anche fra individuo e comunità, e individuo e associazione. Così il percorso svolto attraverserà i concetti di società, comunità e associazione, che devono venire tra di loro differenziati, ma nello stesso tempo presentano vari tratti comuni. Vista l’enorme vastità del tema di per sé, e nello specifico in Marx, pur fornendo un approccio complessivo al problema, mi soffermerò in particolare sul lemma società in senso stretto, Gesellschaft, cercando di farne emergere gli aspetti più rilevanti. Metterò in luce il nesso fra il concetto di società, Gesellschaft e quello di comunità e “essere comune”, Gemeinschaft Gemeinwesen, insistendo sul rapporto sociale come centrale per l’interpretazione del problema. Inoltre verrà esaminato, anche se in modo meno approfondito (essendo anche meno frequente nell’itinerario marxiano), l’elemento dell’associazione, dell’unione, Assoziation Verein, significativo in particolare per connotare il comunismo in quanto cooperazione di uomini liberi. Nella prima parte mi soffermerò sui primi testi marxiani, e soprattutto sull’Ideologia tedesca, nella seconda parte, più ampia, esaminerò in particolare la Einleitung del ’57 e i Grundrisse, ma farò anche qualche riferimento al Capitale. Non intendo in alcun modo approdare alla delineazione di due Marx, il giovane Marx, umanista e ideologico, e il Marx maturo, scientifico. Su questo punto la tesi althusseriana, in particolare contenuta in un testo comunque importante come Per Marx [1], della “rottura epistemologica”, irrigidisce in modo non condivisibile il discorso. Invece indagherò il percorso marxiano nella sua sostanziale unitarietà, pur all’interno di una serie di problematizzazioni, e talvolta anche fratture e scarti interni. La presente trattazione è incardinata sulla critica marxiana alla società, in quanto società borghese, più che sulla questione dell’associazione comunista, anche se emergeranno alcune linee di tendenza in tal senso, in particolare in relazione al fatto che la direzione qui intrapresa è volta non all’ipostatizzazione della società a scapito degli individui, ma al contrario alla realizzazione delle singolarità operaie [2].