Taggato: Euro

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Roberto Castaldi | 51 anni fa finiva Bretton Woods

Il 15 agosto 1971, 50 anni fa, il Presidente americano Nixon dichiarò l’inconvertibilità del dollaro in oro e segnò la fine del sistema monetario di Bretton Woods. Tra il 1945 e il 1989 fu probabilmente il singolo evento con il maggiore impatto sull’economia e la politica mondiale, perché cambiò un’istituzione sociale su cui si regge l’economia mondiale, e i cui effetti sentiamo ancora oggi.

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Marco Riformetti | Il Covid-19 e la (nuova) crisi che verrà

“Dopo alcune settimane dallo scoppio dell’epidemia di Covid-19 in Occidente è già molto diffusa la consapevolezza che questa crisi produrrà enormi effetti economici e sociali: “L’economia mondiale non ha mai visto niente di simile. Quasi tutte le previsioni economiche per il 2020 parlano di una contrazione del PIL globale del 3-5%, peggiore quanto, se non di più, di quella della Grande Recessione del 2008-9. Secondo l’OCSE, nella maggior parte delle economie la produzione diminuirà in media del 25%, mentre intanto i “lockdown” vanno avanti e interesseranno direttamente una quota di settori che rappresentano fino a un terzo del PIL delle principali economie. Per ogni mese di contenimento è prevista una perdita di 2 punti percentuali nella crescita del PIL annuale””

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Antiper | Chiose a Emiliano Brancaccio, “Uscire dall’euro? C’è modo e modo”

Download Antiper – Chiose a Emiliano Brancaccio, Uscire dall’euro? C’è modo e modo (PDF), Maggio 2014, 12 pag.

 

Chiose [1] di Antiper (in colore rosso) 

 

Il tentativo di salvare la moneta unica a colpi di deflazione salariale nei paesi periferici dell’Unione potrebbe esser destinato al fallimento.

 

Brancaccio sembra attribuire la “deflazione salariale” (cioè la diminuzione dei salari che sta avvenendo nei “paesi periferici”) al tentativo di “salvare la moneta unica”. Ma qui sorge subito una prima questione: la politica della riduzione dei salari è davvero una novità dovuta alla “moneta unica” (ed al tentativo del suo salvataggio)? Nei paesi in cui non vige questa questa “moneta unica” (leggi Gran Bretagna o USA) la deflazione salariale non si è realizzata?

Ovviamente le cose non stanno in questo modo. La riduzione del salario è infatti un obbiettivo permanente di ogni capitalista visto che minore è la quota salari pagata e maggiore è la quota profitti incassata; e del resto, in Italia, la “politica dei redditi” – come fu eufemisticamente battezzata – ha avuto anche l’imprimatur della sinistra istituzionale e del sindacato di regime fin dalla lontana “svolta dell’EUR” del 1978: da lì in poi, imprese, sindacati e governi si sono coordinati neo-corporativisticamente per impedire l’aumento del salario dei lavoratori italiani che infatti è, oggi, lo stesso di 24 anni fa (nonostante la maggiore ricchezza prodotta in questi anni). La stessa “scala mobile” ovvero il meccanismo di adeguamento automatico del salario al costo della vita (e che oggi sarebbe tanto di aiuto per i lavoratori) venne introdotta soprattutto per impedire che l’aumento dei salari superasse quello dei prezzi e quindi che vi fosse una crescita della “quota salari”.

L’eventualità di una deflagrazione dell’eurozona è dunque tutt’altro che scongiurata.

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La contraddizione | NEuro-fobia

Origine della questione. Introduzione al 1° gennaio 2002 della moneta unica coincide con una evidente impennata dei prezzi (“1000 lire sono come 1 €”). Il ministro dell’economia Tremonti (governo Berlusconi 2) attribuisce l’aumento dei prezzi alla mutata attitudine psicologica dei consumatori; secondo il ministro Trecarte, il problema consisteva nel fatto che i “cònzumatori” italiani non avendo adeguata confidenza con monete dotate di un valore così alto (1 € e 2 €), le sperperavano impoverendosi “a loro insaputa”. Per ovviare a ciò, propone l’introduzione dell’euro di carta (la proposta resta inevasa anche a livello europeo).

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Emiliano Brancaccio | Uscire dall’euro? C’è modo e modo

Cfr Antiper – Chiose a Emiliano Brancaccio, Uscire dall’euro? C’è modo e modo, Maggio 2014 (versione PDF)

 

Il tentativo di salvare la moneta unica a colpi di deflazione salariale nei paesi periferici dell’Unione potrebbe esser destinato al fallimento. L’eventualità di una deflagrazione dell’eurozona è dunque tutt’altro che scongiurata. Il problema è che le modalità di sganciamento dalla moneta unica sono molteplici e ognuna ricadrebbe in modi diversi sui diversi gruppi sociali. Esistono cioè modi “di destra” e modi “di sinistra” di gestire un’eventuale uscita dall’euro. Ma esiste una sinistra in grado di governare il processo?