Antiper – Guerra mondiale locale in Siria
Nell’anteprima del suo editoriale per il numero di marzo di Limes, Lucio Caracciolo scrive:
Si tratta di una riflessione piuttosto interessante (aldilà di alcune scivolate tipiche della concezione di Caracciolo e di un evidente sottovalutazione della partecipazione occidentale di contro ad una calcolata sottolineatura di quella pro-Assad – forze speciali “soprattutto iraniane”, Hezbollah che servono “clienti”, copiose forniture d’armi “specie russe”… -); sia pure in modo confuso, Caracciolo coglie un punto fondamentale anche per quanto riguarda la questione delle cosiddette “primavere” o “rivoluzioni” arabe (ivi comprese le guerre di Libia e di Siria) ovvero il fatto che il “Grande Medio Oriente” rappresenta un po’ una sorta di “trincea”, diciamo così, sulla quale si confrontano blocchi geopolitici (USA-UE – dove per UE si deve intendere soprattutto Francia e, in tono leggermente più defilato, Gran Bretagna – BRICS – dove per BRICS devono intendersi soprattutto Russia e Cina) e diverse potenze di carattere regionale – emergenti o che tentano di emergere –.
Quello tratteggiato sinteticamente da Caracciolo è un quadro credibile (che potrebbe anche essere ulteriormente articolato) nel quale purtroppo gli interessi delle classi oppresse non sono in alcun modo tenuti in considerazione anche se è proprio sulla rabbia sociale di queste classi, derivante dal peggioramento delle loro condizioni di vita determinato dalla crisi e dal maggiore sfruttamento capitalistico del lavoro, che fanno leva le “primavere”, usate come vettore del cambiamento politico (in sostanza lo spodestamento dei regimi pre-esistenti e la creazione di nuovi regimi).
E’ questo, purtroppo, il segno fondamentale della situazione nel mondo arabo e c’è poco da inneggiare astrattamente al movimento delle masse. Del resto, senza una soggettività politica rivoluzionaria, capace di fare le scelte politiche giuste, la rabbia popolare può essere facilmente deviata lontano dai reali interessi popolari.
C’è tuttavia da dire una cosa: è sempre più evidente (e la situazione egiziana ne rappresenta una ulteriore verifica) che la possibilità di trovare nuovi equilibri stabili è ogni giorno che passa sempre più remota. La crisi porta le masse alla miseria e la miseria porta le masse alla rivolta contro ogni assetto politico che non sia capace di offrire una risposta contro questa miseria
Quando l’instabilità politica deriva dall’instabilità sociale (cioè dal malcontento prodotto dalla crisi) la stabilità politica può determinarsi solo se si determina la stabilità sociale. Invece, andando avanti così si rischia di dover dare in pasto alla rivolta un assetto politico all’anno.