Categoria: Distruzione della ragione

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György Lukács | Movimenti di massa antiscientifici del dopoguerra

L’isteria di massa, la credulità inaudita e la propensione verso le superstizioni più selvagge, anche nei cosiddetti istruiti, il bisogno ardente di fede, di religione, i cui oggetti di fede vengono gettati via con la stessa rapidità con cui sono stati accettati fanaticamente, l’influenza di massa ottenuta con la ciarlataneria più goffa: queste e molte altre sono le caratteristiche principali che emergono dalla condizione sempre più priva di prospettive della piccola borghesia in crisi.

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Roberto Finelli e Tania Toffanin | Sul privilegio (Note critiche su Agamben-Cacciari)

Abbiamo inteso di scrivere qualche riflessione insieme su quanto Giorgio Agamben e Massimo Cacciari hanno pubblicato il 26 luglio 2021 sul sito dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici (A proposito del decreto sul “green pass”), perché ci sembra utile fare un poco di chiarezza sullo spirito del tempo, sul Zeitgeist, di cui i due autori citati ci appaiono essere solo l’epifenomeno più vistoso e accreditato.

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Laboratorio Marxista | Genova 2001

Con queste note non intendiamo ripercorrere gli eventi di Genova: non ce n’è lo spazio e neppure la necessità, visto che molti fatti sono in larga parte noti. Intendiamo piuttosto riflettere su alcuni elementi così come li abbiamo percepiti nei due giorni che abbiamo passato a Genova (il 20 e il 21) e così come li abbiamo percepiti leggendo la stampa di regime e quella di movimento nei giorni successivi.

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Antiper | Antifascismi

In questi anni i partiti della sinistra riformista hanno usato il “pericolo fascista” per chiamare al voto un “popolo della sinistra” sempre più deluso e soprattutto per convincerlo della necessità di costruire cartelli elettorali e accordi istituzionali con partiti più o meno apertamente confindustriali. Ma mentre ogni tanto il centro-sinistra vinceva sul terreno elettorale, la destra intanto dilagava sul piano politico e culturale.

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Antiper | Dal razzismo biologico al razzismo culturale. Riflessioni a partire da Pierre-André Taguieff

Nel linguaggio contemporaneo il termine razza sta diventando obsoleto mentre quello di razzismo viene usato in un numero sterminato di contesti in qualità di sinonimo di espulsione, rigetto, ostilità, odio… Occorrerebbe, pertanto, cercare di individuare alcuni criteri che ci permettano di comprendere questo fenomeno più da vicino.

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Essere antifascisti. Introduzione

In Italia il fascismo, come particolare formazione economico-sociale di tipo capitalistico, è esistito per circa un ventennio, dall’inizio degli anni ’20 all’inizio degli anni ’40 del ‘900. I fascisti, invece, sono esistiti ben oltre la fine del fascismo storico [1] e tuttora esistono e da qualche anno si fa un gran parlare del loro ritorno al centro della scena politica e di una sorta di “fascistizzazione” in atto.

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Aldo Giannuli | La strategia della tensione. Servizi segreti, partiti, golpe falliti, terrore fascista, politica internazionale: un bilancio definitivo

Questo volume conclude un trentennio di ricerche che Aldo Giannuli – il maggior esperto nella materia – ha svolto in decine di archivi, consultando centinaia di migliaia di documenti, anche per conto di diverse Procure della Repubblica. Oltre a far luce per la prima volta su una grande quantità di episodi determinanti del periodo della «strategia della tensione»…

L'eco del boato 0

Mirco Dondi | L’eco del boato. Storia della strategia della tensione 1965-1974

Le ‘stragi nere’ iniziano il 12 dicembre 1969 con Piazza Fontana e terminano il 4 agosto 1974 con l’attentato al treno Italicus. Alcuni giorni dopo la bomba di Milano, il settimanale britannico “The Observer” parlerà di ‘strategia della tensione’, riferendosi non solo alle bombe ma al modo in cui sono stati strumentalizzati attentati e disordini sociali, chiamando in causa la stampa e i politici. La stagione dello stragismo, ignota ai Paesi dell’Europa occidentale, ha minato le istituzioni democratiche e la convivenza sociale dell’Italia, con l’aggravante che in quarant’anni non sono stati condannati né i mandanti né gran parte degli esecutori. Solo in sede storica si è fatto un po’ di ordine. Mirco Dondi ricostruisce gli episodi stragisti, soffermandosi in particolare sul loro impatto immediato.

Strage di Bologna 0

Antiper | Lo Stato borghese tra “democrazia” e autoritarismo

La strage di Piazza Fontana e la “strategia della tensione” (nella sua più vasta accezione) costituiscono un “insegnamento” importante anche per l’attualità perché mostrano come possa reagire uno Stato “democratico” di fronte alla perdita, anche solo ipotetica, del proprio consenso e del proprio potere istituzionale.
Come abbiamo scritto in altre occasioni, il fascismo e i fascisti sono strumenti ai quali il potere capitalistico ricorre quando non è più in grado di legittimarsi attraverso la “democrazia” ma, come ci mostra proprio la “strategia della tensione” in Italia, possono essere usati dal potere anche per ri- legittimarsi

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Antiper | Gli “opposti estremismi” e la risposta rivoluzionaria

Gli strateghi della “strategia della tensione” sono convinti che le bombe non potranno non suscitare una reazione armata dei comunisti (almeno di quelli che cominciano ad organizzarsi alla sinistra del PCI dopo il ’68 e l’“autunno caldo”). Pensano anche che vi sarà (come in effetti vi fu) una radicalizzazione di settori dello stesso PCI.

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Antiper | Piazza Fontana nel suo contesto storico

Negli anni ’60 il quadro internazionale è ancora dominato dalla divisione del mondo nei due “campi”: capitalista e socialista. Cina ed Unione Sovietica, aldilà del giudizio che possa essere dato, sostengono i vari movimenti antimperialisti in funzione anti-americana
Da anni è in atto un poderoso processo di decolonizzazione e di riconquista della sovranità nazionale in tutta una serie di paesi. Dopo la cacciata della Francia, la guerra in Vietnam (o, per meglio dire, la guerra per il controllo americano dell’Indocina) è in pieno sviluppo e i suoi riflessi sull’”opinione pubblica” americana sono molto forti

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Antiper | Fascisti e Stato

Che negli anni ’60 qualche gruppo neofascista nutra effettivamente intenzioni eversive (ovvero di rovesciamento in senso reazionario del sistema politico-istituzionale) è noto. Ma questi gruppi possono svilupparsi ad un certo livello solo grazie all’appoggio economico e logistico dello Stato (e della Nato [1]) che però non hanno affatto intenzione di sostenere una “controrivoluzione” [2], ma solo di tenere a bada il movimento dei lavoratori che da qualche tempo sta imboccando una strada di autonomia politica ed organizzativa che sfugge anche al controllo delle stesse organizzazioni sindacali.

Strage di Piazza Fontana 0

Antiper | Una bomba dello Stato contro i lavoratori

Il 12 dicembre 1969, alle 17 e 37, una bomba con 7 chili di tritolo scoppia nella filiale di Milano della Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana uccidendo 16 persone e ferendone altre 87. In poche ore scatta la “caccia agli anarchici” che vengono subito additati come responsabili della strage dalla Questura milanese, piena di elementi fascisti, a cominciare dal Questore Guida.

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Antiper | La tecnica del male. Incontro a partire da Hannah Arendt con alcune considerazioni da Gunther Anders (IAT)

Il male non è necessariamente eroico. Anche lo sterminio sistematico di milioni di persone può essere un atto svolto burocraticamente, senza grandi passioni. Crimini come l’Olocausto o la decisione di annichilire Hiroshima e Nagasaki o anche la stessa quotidiana e invisibile strage per fame, guerre e malattie di centinaia di migliaia di esseri umani… sono stati (e sono) attuati senza alcun coinvolgimento emotivo o senso di colpa, in nome di «necessità» che vengono presentate come inderogabili. Ma queste «necessità» sono davvero tali? Davvero l’uomo non può nulla contro di esse?

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Donatella Di Cesare | Ipotesi sulla assenza di ogni ideologia dietro l’eccidio ebraico

Non senza qualche perplessità Hannah Arendt aveva accettato di seguire, come inviata del «New Yorker», il processo contro l’ex tenente colonnello delle SS Adolf Eichmann. Nel maggio del 1963 uscì il suo libro Eichmann a Gerusalemme. Il sottotitolo A Report on the Banality of Evil era destinato a suscitare accese polemiche. Perché parlare di «banalità del male»? Non si rischiava così di banalizzare persino la Shoah? E, soprattutto, non si finiva per togliere ogni responsabilità ai criminali nazisti?

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Simona Forti | Banalità del male (in “I concetti del male” a cura di Pier Paolo Portinaro)

1. Più dirompente di mille “terremoti di Lisbona”, la spirale pianificata di orrori, che nel cuore della civilissima Europa e in pieno XX secolo produce milioni di cadaveri, viene recepita “filosoficamente” come la confutazione definitiva di ogni possibile teodicea. Il male non è redimibile, nessun disegno salvifico, teologico o secolarizzato che sia, potrà mai più trasformarlo in bene, nessuna chirurgia storica saprà asportare quello che rimarrà in eterno «un tumore della memoria» [LEVINAS 1976].

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François Rastier | L’heideggerismo, dopo il naufragio

Scriveva Heidegger: «Bisognerebbe chiedersi su cosa sia fondata la particolare predestinazione della comunità giudaica per la criminalità planetaria» (1). È tutto qui: il complotto mondiale e anche cosmico, l’individuazione di una comunità criminale della quale si pretende «lo sterminio totale», nove anni prima della conferenza di Wannsee. Dieudonné è stato accusato d’incitamento all’odio razziale per molto meno; ma chiunque se la prendesse per la pubblicazione di queste scempiaggini heideggeriane verrebbe subito accusato di voler censurare il grande Pensatore.